Alberto di Giorgio Martini

RACCONTI SENZA INIZIO

 

INIZIO DEI RACCONTI SENZA INIZIO


 

Racconto 19


Luisa Atti

Dalla padella nella brace



La festa per i cento anni del bisnonno Bernardo, in odore di santità, fu l’occasione per 4 generazioni di ri-incontarsi o incontrarsi per la prima volta

Gli invitati erano più di duecento: figli di primo e di secondo letto, fratelli di sangue e non, nipoti, pronipoti, nuore, generi, zii, prozii, discendenze, ascendenze e affini, e qualche amico del festeggiato, irrinunciabili e irriducibili ultra novantenni
Alcuni non si conoscevano fra di loro né io sapevo chi fossero

“Sono il bisnipote Bruno Mauro, quello di Trieste”
“Piacere, sono Mauro Bruno, il cugino di Trento”
E scoppiarono a ridere: quasi omonimi e quasi conterranei
Trento e Triste, la prima guerra mondiale, fu l’approccio, e la chiacchierata proseguì fra memorie storiche e racconti di equivoci nelle prenotazioni alberghiere
Finirono con l’accordarsi su “io Mauro, tu Bruno” e io smisi di origliare
Strinsi mani di sconosciuti, abbracciai chi non incontravo da anni, conobbi le famiglie Abete e Quercia al completo, le gemelle Eva e Ave Tomba, i coniugi Allegri  
I discendenti di quel sant’uomo di Bernardo avevano un vero gusto per nomi e assonanze, rimandi e ironia e al bisavolo (quasi-san) Bernardo aggiunsi uno zio Carlino, un fra Orso Maria, un Lupo (errore all’anagrafe, doveva essere Lapo) e un quasi fratello-amico del cuore, Leone
Aggirandomi fra i tavoli del buffet, sorseggiando un Martini, sgranocchiando noccioline, riflettevo sul come ci fosse in questa famiglia allargata un soffuso, diffuso sentimento colorato e gioioso, un senso dell’ironia che non si era perso neppure con l’inserimento di rami collaterali
Continuai a pensare che nel mio albero genealogico ci fosse una nutrita schiera di burloni, comici, buontemponi quando mi furono presentati 7 dei 9 fratelli Benvenuto: Primo, Secondo, Rosa, Viola, Quinto, Sesto, Settimio (che mi guardò dall’alto in basso, in modo decisamente severo, quando mi sfuggì un sorriso, pensando ad una Ottavia e un Ultimo, speriamo)
Chissà quante volte saranno stati oggetto di sbeffeggiamento, ne so qualcosa anch’io!
Al pomeriggio ormai stava subentrando la sera, fra brindisi e torte, canzoni e danze in linea con l’età del festeggiato e io stavo meditando sul come accomiatarmi quando la sorte mi fece due regali in un colpo solo
Bianca, ex moglie di un defunto fratello di Bernardo, mi stava raccontando la sua avventurosa vita (così venni a sapere che da nubile si chiamava Farina e faceva la pasticcera), quando ci raggiunse un aitante giovanotto: “Piacere, Guido, Guido Bene”, si presentò, precisando immediatamente che suo padre era un amante del teatro, che il nome Guido gli era stato dato in onore di Cavalcanti, e che era un lontano discendente del famoso attore  Carmelo Bene (chissà quante volte aveva dovuto dare spiegazioni)
Sperai in cuor mio che i suoi dati anagrafici non venissero smentiti e gli affidai l’anima candida della cugina Celesta (perché i nomi femminili debbono finire in a, mi fu spiegato)  
Fu una festa divertente, per me foriera di un futuro da curioso indagatore, un po’ ironico, un po’ autoironico un po’ fustigatore delle scelte altrui

Quella festa risvegliò in me una sensibilità e una curiosità nuova rispetto ai nomi delle persone
Cominciai a leggere con attenzione necrologi, elenchi del telefono, rubriche, scoprendo che analoga curiosità aveva già sfornato saggi e pubblicazioni, ma io non cercavo statistiche o analisi sociologiche e psicologiche, avevo solo trovato un gioco, un‘alternativa sorridente a parole crociate e sudoku, con cui riempire viaggi in treno, momenti di pausa durante una passeggiata o una riunione noiosa, un sorridente modo nuovo di guardare amici e colleghi  

Mi piace l’idea che il destino si diverta, palesemente o occultamente, con anagrammi, palindromi, assonanze, sottintesi quasi a delineare il destino (nomen omen?) di alcuni poveri mortali
Destino che si chiama in molti modi :
⸎ genitori che scelgono il nome senza soffermarsi sul cognome che già possiedono
⸎ segretari dell’anagrafe che li trascrivono con errori,
⸎ parenti, amici e colleghi che sovrappongono  nomignoli e soprannomi
⸎ l’interessato/a che non accetta il nome che risulta all’anagrafe e sceglie un nome d’arte

Nomi flessibili e dolci, o pomposi e autoritari
Nomi bifronti che lasciano pensare a qualcosa di immutabile, di inflessibilmente uguale a se stesso, comunque lo giri
Nomi con una sola vocale e/o una sola consonante, brevissimi, quasi un colpo di frusta, “Ugo vieni qui subito” ed altri più lenti “Alessandro vieni qui subito” (il subito lo puoi togliere, nel frattempo chissà dove si trova già Alessandro)
Ed è così che Alessandro diventa Alex
Nomi che mantengono tradizioni di famiglia o si attengono alla moda del momento, nomi che rivelano i gusti sportivi, politici e artistici dei genitori
[Ma anche se ami la storia, non chiamare tuo figlio Vercingetorige, "Il grandissimo re dei guerrieri"
In età adulta potrà anche essere di aiuto: incuterà rispetto, resterà impresso nella memoria, lo farà apparire unico, perfetto per un lavoro nel mondo dello spettacolo o dell’arte, chi lo conoscerà non potrà dimenticarlo (nel bene e nel male), ma da piccolo  e da adolescente …….]
Nascono così vezzeggiativi e nomignoli, soprannomi, adatti a bambini piccoli che diventeranno ridicoli in età adulta
Nomi bene auguranti, sperando che il destino non si prenda gioco di
un Felice perennemente col muso lungo
una Serena piena di complessi e tormenti
una Bruna ormai ingrigita dagli anni
Il nome non piace? Basta sostituirlo con un secondo nome più gradito (e Agenore diventa per tutti Claudio, tranne che all’anagrafe)

E se non piace il cognome perché oggetto di scherno e derisione?
La legge consente di cambiarlo all’anagrafe, ufficialmente!

Io, Anassimandro Guinzagli prometto: troverò il modo di sottrarre mio figlio all’ironico albero genealogico del trisnonno Bernardo

Alla nascita di Federico la promessa è stata mantenuta

…………………..…………..

Gli anni passano

Federico è diventato grande, ma soprattutto curioso

"Papà, perché non porto il tuo cognome, ma quello di mamma?

All'improvviso mi trovo proiettato in una sala d'aspetto della Maternità. I pensieri di quella giornata si intrecciano con quelli di una vita intera e da recessi remoti emerge la voce dei ricordi a dare una risposta a mio figlio.